L’ormone dell’amore scatena invidia e gelosia (Clicca per leggere)



Avevamo imparato che l’ormone dell’amore si chiama così perché il nostro organismo lo rilascia quando amiamo, quando viviamo un orgasmo, quando siamo euforici o comunque felici. Invece l’ossitocina, che produciamo anche durante le effusioni affettive o con l’allattamento, nasconde una seconda faccia: è un ormone capace di aumentare l’invidia, la gelosia, la malignità.
Che cos’è e come agisce l’ossitocina
Lo sostiene uno studio dell’università di Haifa, in Israele: l’ossitocina, ormone dell’amore per antonomasia, può esserlo nasconde le ragioni dell’odio e della cattiveria nei confronti degli altri. L’ossitocina è prodotta dall’ipofisi, una delle ghiandole dell’apparato endocrino deputate al rilascio di ormoni direttamente nella circolazione del sangue. È un autentico collante delle relazioni affettive, sia quelle tra madre e figlio (visto che viene rilasciata durante l’allattamento), sia tra amanti (perché durante le effusioni, i preliminari sessuali e l’orgasmo il nostro corpo ne produce in quantità).
Differenze tra uomo e donna
La concentrazione di ossitocina può cambiare di molto tra uomo e donna. Diversi studi scientifici, infatti, hanno potuto appurare che nel caso di un bacio intimo, alla francese, l’ormone dell’amore raggiunge concentrazioni maggiori nel maschio. Non solo: il dato che forse sorprende di più, è che l´ossitocina durante il bacio può addirittura diminuire nelle donne.
Amore, invidia e aggressività
Quando poi la ricerca scientifica si è fatta più approfondita, si è giunti a scoprire quello che pochi avrebbero immaginato: gli studiiosi israeliani, infatti, hanno notato che l’ormone dell’amore, quando è in alte concentrazioni, coincide anche con una notevole propensione all’aggressività, all’invidia, alle sensazioni cattive e malevoli nei confronti del prossimo. Che cosa significa questo? Semplice: che anche nei momenti più felici, l’ossitocina si trasforma fino a diventare qualcosa capace di farci tramutare in persone negative. E magari, chissà: perfino pericolose…
Fonte:Staibene.it

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