L'invidia, una brutta bestia..Si puo' guarire?_clicca per leggere_


'Specchio specchio delle mie brame...' Brutta bestia l'invidia. Brutta, brutta, brutta. Fa male a chi la prova e a chi la subisce (ne sa qualcosa Biancaneve...). Ma soprattutto a chi la prova, perché chi la subisce può anche fregarsene. Annoverata tra i peccati capitali, è un sentimento che la società da sempre condanna, e che difficilmente si ammette di provare. Possiamo riconoscere di essere presuntuose, arroganti, o vanitose, ma raramente dichiariamo serenamente 'sono invidiosa di questa o quella persona' perché temiamo le considerazioni negative degli altri. Secondo gli psicologi è uno dei sentimenti più diffusi e allo stesso tempo più negati, tanto che spesso si riesce a vedere quella degli altri, ma non la propria.

Certo esistono diverse 'gradazioni' di invidia. Se la vostra compagna di università oggi è manager di successo e voi ancora a guardare annunci di lavoro ok, è normale provare un pizzico di invidia. Se le vostre vacanze sono tornare in campagna da mamma e papà mentre quelle del vostro amico ai Caraibi non c'è nulla di strano nel provare un po' di rodimento. Quel 'non so che' di fastidioso che ogni tanto sopraggiunge di fronte ai successi degli altri è del tutto comune, e di solito si smonta in un attimo. Una debolezza più che accettabile, una piccola frustrazione che può addirittura stimolare a fare di più per la propria vita.

Tuttavia a questo 'stadio', c'è chi aggiunge laceranti pensieri e cova, cova, cova, fino a ritrovarsi con lo stomaco in subbuglio per la gelosia dei successi altrui. Astio, rancore, ostilità: c'è tutta una gamma di sentimenti negativi di cui si circonda l'invidia.
Dal punto di vista psicologico si tratta di un meccanismo di difesa, come se ci fosse bisogno di difendersi dai trionfi degli altri per non mettere in ombra i propri. Sopraggiungono diversi modi di vivere questo momento, dal 'ma come ha ottenuto una promozione quell'incapace? Forse si è ruffianata il capo' a 'non è giusto me lo meritavo di più io'. Addirittura nel peggiore dei casi si cerca di mettere i bastoni tra le ruote agli altri, come i classici narrano da Biancaneve ad Amleto.

Il problema sta proprio qui: nel considerare fallimenti personali i successi degli altri. Ed è proprio da questo tipo di pensiero che bisogna guarire. Ma come? Innanzitutto, occorre riconoscere di soffrire d'invidia, come primo passo. Sarebbe molto utile anche cercare di farsi coinvolgere in attività che richiedono cooperazione: uno sport di squadra per esempio, in cui per vincere occorre che ogni componente del team abbia successo.

È necessario fare lo sforzo mentale di pensare che non è detto in nessun modo che una conquista di altri sia un fallimento nostro: la promozione di una collega non l'avrebbero data mai a voi per una serie di motivi, magari siamo agli inizi, siamo meno preparate, non ci compete quel ruolo... insomma non è che lei vi ha soffiato il posto, solo non spettava a voi, punto. Allo stesso modo per cose più frivole: anche se alla vostra amica non avessero regalato la borsa di Gucci, mica l'avreste avuta voi piovuta dal cielo! Dire che 'quella è troppo magra, sarà anoressica?' non aiuterà certo voi a dimagrire. Insomma l'ostilità che nasce nei confronti dei successi altrui non porta certo un trionfo a voi.


Piuttosto bisognerebbe cogliere quello che ci da fastidio ed elaborarlo per migliorare noi stesse. L'erba del vicino è sempre più verde? Niente affatto! Ci fa invidia il voto che ha preso un'amica all'esame? Allora studiamo di più! Invidiate la forma fisica della collega? Andate in palestra e mangiate sano. Volete anche voi una promozione sul lavoro? Aspettate che i tempi siano maturi e nel frattempo fate vedere quanto vi impegnate.

Partendo dal presupposto che tutti siamo diversi, ognuno ha le sue qualità, le doti per cui spicca, le regioni che lo rendono unico rispetto agli altri. Piuttosto che concentrarci sull'astio verso chi ne ha, cerchiamo le nostre. Anche perché, se proprio non vi convince il percorso di auto-miglioramento, pensate, che invidiando qualcuno gli date la soddisfazione di sentirsi superiore! Motivo becero, certo, ma in fondo valido, no? 

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