Origine del termine nomofobia
Partiamo subito dalla denominazione: questa malattia tipica del XXI secolo prende il nome dall’unione di due parole ‘no mobile’ (ridotte poi in nomo) con la desinenza fobia, cioè paura.
Partiamo subito dalla denominazione: questa malattia tipica del XXI secolo prende il nome dall’unione di due parole ‘no mobile’ (ridotte poi in nomo) con la desinenza fobia, cioè paura.
Ne soffrono i 2/3 della popolazione
La nomofobia è una malattia molto più diffusa di quanto possa sembrare, e il suo passare (quasi) inosservato è dovuto al fatto che non manifesta segni evidenti. Inoltre rappresenta un caso piuttosto nuovo per la psicologia.
La nomofobia è una malattia molto più diffusa di quanto possa sembrare, e il suo passare (quasi) inosservato è dovuto al fatto che non manifesta segni evidenti. Inoltre rappresenta un caso piuttosto nuovo per la psicologia.
A darci queste informazioni è uno studio inglese, condotto su individui di ambo i sessi e appartenenti a classi di età e sociale differenti. La maggioranza si è dimostrata vulnerabile alla paura di perdere il proprio cellulare, tanto che il 41% di essa ha deciso di adottare una contromisura drastica: acquistare un cellulare doppione, su cui contare in caso di smarrimento dell’originale.
Perché si è sviluppata la nomofobia
Questa malattia affonda le sue radici nella trasformazione radicale dei mezzi di comunicazione; se prima il cellulare era un semplice mezzo votato all’espletazione di funzioni quali telefonia e messaggistica, oggi uno smartphone è come un cofanetto portatile in cui è contenuta la nostra vita.
Questa malattia affonda le sue radici nella trasformazione radicale dei mezzi di comunicazione; se prima il cellulare era un semplice mezzo votato all’espletazione di funzioni quali telefonia e messaggistica, oggi uno smartphone è come un cofanetto portatile in cui è contenuta la nostra vita.
Perdere un cellulare oggi è come lasciare su un banco di scuola il diario segreto aperto: dall’accesso ai social network (quasi tutti adottano la memorizzazione della password, per cui l’ingresso è automatico all’avvio dell’applicazione) alla visualizzazione di foto, filmati, dati (anche sensibili) e informazioni varie.
Una simile paura genera di conseguenza una preoccupante nevrosi, che porta chi ne è colpito a verificare la presenza del proprio cellulare decine di volte al giorno, oltre che a sognarne la scomparsa.
Del resto oggi si vive su internet una vita parallela, che gli smartphone ci permettono di avere sempre, e ovunque, a portata di mano.
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